La Politica
La passione scientifica e filosofica andava, poi, di pari passo con la passione politica: Pitagora ed i suoi seguaci si posero alla testa di un progetto di conquista dell'egemonia politica da parte aristocratica non solo a Crotone, ma in tutto il mondo magno-greco, tanto è vero che sette pitagoriche sorsero e conquistarono il potere in numerose città italiote.
V'è da supporre che il partito pitagorico di Crotone, impadronitosi del governo cittadino, abbia avuto un ruolo decisivo nella guerra contro i Sibariti, il cui espansionismo costituiva una minaccia mortale per gli interessi dei ricchi proprietari crotoniati. L'esercito di Crotone marciò su Sibari sotto la guida dell' olimpionico Milone ed in una cruenta battaglia sul fiume Traente annientò gli opliti avversari. La lussuosa città, dopo circa due mesi di duro assedio, venne espugnata ed annientata con la deviazione del corso del fiume Crati. Era l'anno 510 a.C.
Finita la guerra, si tornò ai fatti di casa. E qui le cose si complicarono per Pitagora ed i suoi compagni. Il governo aristocratico che l'uomo di Samo aveva imposto a Crotone cominciò a commettere qualche errore; o forse, a scivolare lungo la china dell' autoritarismo, della dittatura di classe. Non si spiega altrimenti la violenza sanguinosa della rivolta popolare antipitagorica del 500 a.C.. Ne fu organizzatore un tal Cilone, il quale, se dobbiamo credere a Giamblico, guidò un giorno i democratici a dare fuoco alla casa di Milone, in cui si erano riuniti i Pitagorici per discutere di problemi politici: tutti quelli che si trovavano dentro perirono tra le fiamme. Pitagora, salvatosi per miracolo, riuscì a scappare. Locri, rivale di Crotone, gli rifiutò quell'asilo che, invece, gli fu concesso da Metaponto, dove lo scienziato continuò a studiare e ad insegnare sino all'anno della morte, avvenuta nel 493-492 a.C..
L'incendio ciloniano, intanto, aveva innescato la reazione a catena di un generale moto insurrezionale antiaristocratico ed antipitagorico in tutti i principali centri italioti. "Il combattimento o la morte; la lotta sanguinosa o il nulla": così probabilmente era posto il problema dai diseredati, dagli sfruttati della Magna Graecia all'alba del V sec. a. C. L'effetto, secondo Polibio, fu terribile: persecuzioni, stragi, lotte, disordini di ogni specie. I cenacoli pitagorici ed i governi aristocratici che ne erano espressione furono dovunque spazzati via.
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